Tutto è bene
quel che finisce bene. In fondo non si è sparsa una goccia di sangue. Quale
insperato esito migliore? Ma la considerazione che l’esito di oggi non sarà la
fine della questione su chi governa oggi l’impero russo.
Yevgeny
Prigozhin, generalissimo della Wagner, ha detto che la sua è stata un’azione di
legittima difesa: si voleva sciogliere la Wagner. Ed anche questo elemento
potrebbe non essere peregrino. E se Putin con la guerra in Ucraina avesse
pensato invece di risolvere due problemi facendoli confliggere tra loro? Solo
davanti al gioco scoperto della mancanza di mezzi forniti Prigozhin avrebbe
tentato il tutto per tutto. In queste operazioni si conta sul sostegno di
alleati in tempo di pace, di accordi fatti con oligarchi e altre alleanze che
però solo alla prova dei fatti vengono verificate. La risultanza è stata zero.
Pertanto Prigozhin avrebbe tentato una ritirata strategica. Assai meglio di una
esiziale e disonorevole sconfitta. Ambiguo il ruolo del presidente bielorusso
Alexander Lukashenko che ha offerto un riparo a quello che comunque si poneva
come un esercito che marciava contro la capitale di una città. Prigozhin ha
così giustificato il suo ospite che doveva trovare una soluzione "per la
continuazione delle operazioni della Wagner in una giurisdizione
legittima".
Ma la Wagner
continua a lavorare con altri mezzi. È stata annunciata la sua operatività a
San Pietroburgo C’è scritto su Telegram e sull'agenzia Tass. "Nonostante
gli ultimi eventi, il Centro continua a funzionare normalmente, in conformità
con la legislazione della Federazione Russa".
Significa
che Prigozhin non comandava neanche a casa sua? Che adesso ciascuno cerca di
salvare le sue penne temendo le inevitabili epurazioni?
E sarà
Prigozhin a pagare pegno per la sua hybris.
Su di lui il capo di imputazione per ribellione armata – lo scrive il
quotidiano russo Kommersant. Ma, come era per altro prevedibile, Prigozhin si è
dileguato. Sono fatti salvi invece i militari della Wagner. Dal Cremlino Peskov
fa sapere che non ci saranno azioni legali verso i partecipanti alla marcia
verso Mosca. Ma sono pochi quelli che ci credono veramente. La dichiarazione
però servirebbe per favorire una delazione o la consegna del capo alle autorità
russe.
Un evento
grottesco come questo non si era mai visto. Durante una guerra d’invasione l’invasore
è a sua volta invaso dai suoi stessi miliziani mercenari. Una crisi politica,
pur sedata, non potrà significare che non è successo nulla. E allora potrebbe
esser arrivato il momento, anche per Putin, di decidere di mettersi da una
parte.