Le stime danno che l’Italia va meglio degli altri paesi europei. Le stime, non i numeri reali. (Anche se le stime si delineano in prospettiva delle effettive risultanze). Ma anche se le stime si diano come dato affidabile, bisogna sempre guardare alle condizioni oggettive date in cui si fanno i confronti.
Visto che il piano è competitivo – noi, confrontati a ciascuno di loro, in Ue- è impossibile non
guardare le posizioni di ciascuno. Facendo un esempio grossolano, se si parte
da una condizione di febbre generale si guarda a chi è partito da quaranta
gradi di temperatura a chi aveva invece trentotto, se il primo passa ad avere
trentotto avrà conosciuto un miglioramento di condizioni più rilevante dell’altro
arrivato a trentasette gradi. La condizione oggettiva però fa il primo ancora
ammalato e il secondo praticamente guarito. Il primo però ha conosciuto un margine
di miglioramento più importante del secondo. Ed è per questi motivi che, pur
ancora in piena malattia, il primo fa discorsi trionfalistici. Chiaro che,
quando uno sta male si consola con quello che può. Fare diventare il
miglioramento progressivo l’argomento del giorno però denuncia la disperazione
del soggetto pateticamente ottimista.
Quello di questo esempio è un piano ancora ottimistico.
Perché non si tratta di performance reali da di aspettative che offrono il quadro
di un paese in crescita. La stima di rialzo in questo anno è dell’1,2 per cento.
Ed è superiore alla media dell’Unione Europea. Superiore quindi alla Francia
che, sempre nelle aspettative, sta allo 0,7 per cento. Meglio della Germania
che sta ferma allo 0,2.
Tutto questo Giorgia Meloni nel discorso all’assemblea di
Assolombarda lo chiama “affidabilità”. E il termine di paragone resta sempre
l'eurozona.
Anche affidabilità è un’espressione inadeguata perché
riferita a sé stessi. Sono i mercati che possono stabilire se l’Italia si pone
come paese affidabile. Sono logiche stabilite su diversi fattori. Tra questi la
continuità governativa e in effetti l’Italia in questa fase ce l’ha. Ma
soprattutto l’affidabilità si mostra. Non si esprime. E il suo dato evidente si
guarda attraverso la vendita dei propri titoli sul mercato, Se la miriade di
soggetti acquirenti e venditori di strumenti finanziari nel mondo ritengono che
i buoni del tesoro emessi dal nostro paese sono un buon affare, che quindi
daranno quanto promesso senza brutti scherzi, allora l’Italia è un paese
affidabile. Non se il proprio presidente del Consiglio continua a rilanciare su
questo aggettivo, di per sé esprimibile attraverso numeri, proporzioni e vere
performance, non delle previsioni di recupero di catafalchi in crisi e senza
alcuna idea innovativa in grado di mostrare una visione del mondo. Questo è l’Europa.
Questo siamo noi che non ci mostriamo come gli eredi del Rinascimento.