Niente Dna, niente certezza di decesso. Ma cosa può rimanere dei corpi senza vita che derivano da un’esplosione aerea? Fin quando il dubbio è giallisticamente lecito qui si vuole animarlo. Nessuno può dire Evgheni Prigozhin sia morto. Una soluzione come la morte d’altra parte mette pace a diverse questioni. Mostra Putin nella volontà di potenza con la quale si pone al mondo intero oltre che al suo di mondo. Consente all’ex generale della Wagner di conquistarsi un buon ritiro evitando di essere braccato in ogni parte del mondo. Sotto mentite spoglie, oppure ostentando a pochi funzionali amici le sue generalità, può tramare per un clamoroso ritorno di scena.
Una condizione teatrale che sarebbe piaciuta al Pirandello
del Fu Mattia Pascal, ma anche a una trama avvincente alla Dan Brown.
Tutto ha inizio da quell’aereo che viene abbattuto nei cieli
della regione di Tver, in Russia. Pare fosse proprio di Evgheni Prigozhin. Quindi
nella manomissione dei pezzi o nel comandare una situazione teatrale di
esplosione in cielo non avrebbe avuto nessun impaccio.
Va detto che nell’aereo c’erano dieci persone, nessun
sopravvissuto. Si sacrificano dieci persone per tenere in piedi questa
messinscena? Insieme al generale della Wagner c’era anche il suo braccio destro:
Dmitri Utkin. Una persona a cui farebbe comunque comodo uscire di scena per non
avere complicazioni nella prosecuzione della vita.
L’agenzia di stampa si affretta a garantire che nella regione
di Tver lo schianto è avvenuto e quelli erano i presenti nel velivolo. Secondo
alcuni canali vicino ai mercenari il jet privato sarebbe stato abbattuto dalla
contraerea russa. Prigozhin, come capo della Wagner, era (oppure è?) il militare addetto al lavoro sporco in campo estero,
una sorta di “legione straniera” al diretto comando di Putin. Non solo l’Ucraina,
anche la Siria e l’Africa erano sue competenze. Quante cose sa (sapeva) Evgheni Prigozhin? In questa
condizione non pensa a preservare meglio la sua incolumità? E allora il modo
migliore è cancellarla, insieme alla fine di tutto il suo staff. Le sue
informazioni possono lavorare nel segreto in altri campi, con altri
interlocutori. Fin quando, almeno interesseranno a qualcuno.
Ma Evgheni Prigozhin sicuramente non cerca un cronista per
raccontare la sua storia. Piuttosto i miliardari russi e i militari che hanno
titubato ad aderire al suo colpo di Stato, per darsi un’altra chance. Sempre
ammesso che sia vivo.