Come può succedere che due massime autorità, quali sono il ministro della cultura e il sindaco di Roma, si soffermino pubblicamente sul problema dei topi nella Capitale con l’inevitabile contraccolpo di immagine della Città Eterna nel mondo? Come può avvenire che il ministro si discosti da responsabilità non sue, e di cui nessuno lo ha accusato, metta alla berlina il sindaco della capitale del paese? Il richiamo di Roma nel mondo è un dato indiscusso. La gelosia di altre città italiche un dato acclarato. Eppure il ministro partenopeo non recede dalla sua hybris per dire a tutto il mondo che i più importanti luoghi archeologici di Roma sono infestati dai topi. Il fatto è vero, ma questo tipo di problemi si affrontano e risolvono in conferenze di servizi. Sono, solitamente, oggetto di destinazione di fondi speciali per la loro soluzione.
Ma il ministro napoletano ha bisogno di affermare sé stesso.
Ha bisogno di sottolineare l’estraneità del governo italiano dalle
responsabilità di una città invasa di sporcizia, quindi di topi. Le sue doppie
diversità (riferimento cittadino e
riferimento politico) lo spingono così a remare contro l’interesse
nazionale.
Se Roma voleva giocare delle chance per ottenere Expo 2030,
ebbene, dopo questa sortita le chance si assottigliano. Ma non perché Roma è
invasa dai topi (considerazione pur vera)
bensì perché non esiste un sistema-paese in cui si stringono i ranghi e si fa
tutti il gioco di squadra.
Napoli è Napoli, ha risolto i problemi della mondezza.
Bisogna dire invece che Roma ci è immersa. Il centrodestra ha tante difficoltà –
come l’aumento degli sbarchi di
immigrazione, l’aumento del costo della benzina, l’inflazione, l’aumento della
povertà, la scarsa tenuta del ceto medio, la continua fuga di cervelli e di
realtà d’impresa … - bisogna anche dire al mondo che Roma ha i topi, che è
invasa dai rifiuti. E se lo dice un ministro della repubblica non può trattarsi
di cattiva propaganda. Si discuterà per mesi di questo: i topi a Roma come
emblema del degrado del paese, come dire che questo stesso emblema diventa la
sua raffigurazione plastica tanto da additare responsabilità a un sindaco
imbelle.
Chiaro è che il sindaco ha le sue responsabilità. Presidente
anche della Città Metropolitana ha mostrato poca autorevolezza nel voler
dirimere il problema dei rifiuti dotando la capitale di termovalorizzatori,
come era nelle cose. Ha cincischiato democraticisticamente nel timore che un
ricorso legale delle varie associazioni in opposizione lo avrebbero accusato di
aver esorbitato dai suoi poteri. E l’uomo di bilancio, quale è l’attuale
sindaco di Roma, ha atteso e ancora attende i tempi di procedura di legge.
Somiglia alla storia di due uomini, uno pieno di energia ma
senza cervello e l’altro dotato di senso estetico che convivono in una
condizione di ruralità in cui, nonostante i problemi, il secondo capisce di
aver bisogno anche del primo per risolvere nella comune condizione di bisogno.
Ma il primo inevitabilmente farà degli errori grandi e il secondo dovrà
toglierlo di mezzo come atto di pietà. Il riferimento è a Uomini e Topi di Steinbeck. Si avvicina anche alla partecipazione
umana con cui dobbiamo avere comprensione per due esseri che stanno svolgendo
un compito più grande di loro: governare i problemi della cosa pubblica.