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29 agosto '23 - Estetica
Uomini e topi
Roma invasa dai roditori è la pubblicità peggiore che la Capitale d’Italia non meritava


Come può succedere che due massime autorità, quali sono il ministro della cultura e il sindaco di Roma, si soffermino pubblicamente sul problema dei topi nella Capitale con l’inevitabile contraccolpo di immagine della Città Eterna nel mondo? Come può avvenire che il ministro si discosti da responsabilità non sue, e di cui nessuno lo ha accusato, metta alla berlina il sindaco della capitale del paese? Il richiamo di Roma nel mondo è un dato indiscusso. La gelosia di altre città italiche un dato acclarato. Eppure il ministro partenopeo non recede dalla sua hybris per dire a tutto il mondo che i più importanti luoghi archeologici di Roma sono infestati dai topi. Il fatto è vero, ma questo tipo di problemi si affrontano e risolvono in conferenze di servizi. Sono, solitamente, oggetto di destinazione di fondi speciali per la loro soluzione.

Ma il ministro napoletano ha bisogno di affermare sé stesso. Ha bisogno di sottolineare l’estraneità del governo italiano dalle responsabilità di una città invasa di sporcizia, quindi di topi. Le sue doppie diversità (riferimento cittadino e riferimento politico) lo spingono così a remare contro l’interesse nazionale.

Se Roma voleva giocare delle chance per ottenere Expo 2030, ebbene, dopo questa sortita le chance si assottigliano. Ma non perché Roma è invasa dai topi (considerazione pur vera) bensì perché non esiste un sistema-paese in cui si stringono i ranghi e si fa tutti il gioco di squadra.

Napoli è Napoli, ha risolto i problemi della mondezza. Bisogna dire invece che Roma ci è immersa. Il centrodestra ha tante difficoltà – come l’aumento degli sbarchi di immigrazione, l’aumento del costo della benzina, l’inflazione, l’aumento della povertà, la scarsa tenuta del ceto medio, la continua fuga di cervelli e di realtà d’impresa … - bisogna anche dire al mondo che Roma ha i topi, che è invasa dai rifiuti. E se lo dice un ministro della repubblica non può trattarsi di cattiva propaganda. Si discuterà per mesi di questo: i topi a Roma come emblema del degrado del paese, come dire che questo stesso emblema diventa la sua raffigurazione plastica tanto da additare responsabilità a un sindaco imbelle.

Chiaro è che il sindaco ha le sue responsabilità. Presidente anche della Città Metropolitana ha mostrato poca autorevolezza nel voler dirimere il problema dei rifiuti dotando la capitale di termovalorizzatori, come era nelle cose. Ha cincischiato democraticisticamente nel timore che un ricorso legale delle varie associazioni in opposizione lo avrebbero accusato di aver esorbitato dai suoi poteri. E l’uomo di bilancio, quale è l’attuale sindaco di Roma, ha atteso e ancora attende i tempi di procedura di legge.

Somiglia alla storia di due uomini, uno pieno di energia ma senza cervello e l’altro dotato di senso estetico che convivono in una condizione di ruralità in cui, nonostante i problemi, il secondo capisce di aver bisogno anche del primo per risolvere nella comune condizione di bisogno. Ma il primo inevitabilmente farà degli errori grandi e il secondo dovrà toglierlo di mezzo come atto di pietà. Il riferimento è a Uomini e Topi di Steinbeck. Si avvicina anche alla partecipazione umana con cui dobbiamo avere comprensione per due esseri che stanno svolgendo un compito più grande di loro: governare i problemi della cosa pubblica.

Fare questo significa mettere da parte sé stessi, narcisismi o meticolose attenzioni nel tentativo di resistere ai rigori della condizione in cui sono esposti come topi. Bisogna iniziare a ragionare come uomini. Ergersi da questo stato e affermarsi come volontà e rappresentazione. Ma campicchiare con quel che c’è e tirare a campare deve essere per loro più congeniale.