L’umanità ha sempre fatto i conti col satellite in modo affabulatorio. Celeberrima la vasta letteratura astrologica che dà alla Luna valenze di ispirazione esistenziali uniche. Nel caso di questa Luna che sembrerà tingersi di azzurro nella notte del 31 agosto gli esperti del ramo significazioni nevralgiche per la conduzione dell’esistenza di ciascuno. Si trovano nuove connessioni, le energie dell’universo risvegliano desideri ed emozioni. Autocoscienza riflessiva mette in dinamica cambiamenti esistenziali importanti. Spazio al nuovo. Come si dice per capodanno quando si buttano le robe vecchie dalla finestra.
Ma aldilà del respiro metafisico e sognante nel lessico
comune la Luna offre ancora oggi spunti di individuazioni espressive singolari.
“Lunare” sta per astratto, quando si discute di ipotesi
sulle quali si affrontano spiegazioni possibili oppure proiezioni verso il
futuro.
Nel mondo jazz con “lunare” invece si intende un sound che
abbia a che fare imprescindibilmente con la notte e col sogno, sia questo
ultimo di carattere estatico che di carattere conflittuale. Il più lunare dei
musicisti fu John Coltrane che passò
da atmosfere sospese e fiabesche al conflittuale irrelato nella volontà di
tirar fuori la base inconscia da cui nascono le connessioni per cui si
attribuisce il gradevole dal non gradevole.
Sempre sulla Luna si intende in gergo popolare e burlesco
chi non affronta con realismo le questioni semplicemente concrete della vita
ordinaria.
Alla Luna sono ancora attribuite le maree. Sempre ai cicli della
Luna si allineano tutte le fasi cicliche di cui la natura dà espressione: dalla
coltivazione dei campi al flusso mestruale.
Celeberrimo il riferimento ad Astolfo che deve volare sul
satellite per recuperare il cervello di Rolando uscito di testa per amore della
bella Angelica. Quindi, in questa proiezione di credenza popolare, la Luna
funge da ricovero per il senno che distaccato riesce a guardare gli accadimenti
umani al di fuori di implicazioni e coinvolgimenti.
Ma sempre alla Luna Martin
Heidegger fa risiedere l’esemplificazione del grande disarcionamento
dell’umanità dalla Terra per entrare in pieno nell’età della tecnica. Lo spunto arriva da una fotografia effettuata da
un satellite in cui si vede per intero la sfera della Terra. La foto fu battezzata:
la Terra vista dalla Luna.
Nell’intervista rilasciata al giornale tedesco Spiegel, Heidegger attribuiva a questa immagine l’emblematizzazione della
lontananza da cui oramai era proiettato il sentimento di nuovo umanismo: in una
dimensione lontana da sé e che nella Luna trovava una nuova sede, fuori la vera
casa dell’essere, quindi.
La dizione La Terra
vista dalla Luna è ripresa anche da Pier Paolo Pasolini per un episodio
inserito nel film Le Streghe. La
narrazione pasoliniana racconta il tentativo di ripristinare l’immagine di una
donna defunta con un’altra presa a caso che però muore a sua volta. La morale
esplicitamente scritta, vista sempre dalla Luna, recita: “essere morti o essere
vivi è la stessa cosa".
Ma è Leopardi che salda lo iato incolmabile tra soggetto
pensante-poetante e la sfera in cielo assimilando lo stato del primo alla
seconda.
Gli esempi possono continuare ed offrono una visione mentale
della Luna diversa ma comunque sospesa tra l’immaginario con valenza di dare
una qualità diversa all’esistenza terrena. L’enfasi che si dà a questa Luna del
31 agosto non fa eccezione, anche nell’età
della tecnica, nel pieno di una guerra alle nostre porte che potrebbe
proliferare, di una recessione mondiale in cui il divario tra agiati e non si accresce
e le differenze sociali si fanno sempre più gravi. Come nel film di Pasolini la
Luna serve a dire che il vero resta sempre sospeso ed è lei a suggerirlo. Mai a
dirlo.