La Storia della Chiesa è giustamente studiata come dimensione a sé nella Storia. Evoluzioni, chiave teoriche di interpretazione dell’esistente sancite nelle Encicliche, prese di posizione esplicite o costantemente in apertura al mondo con una conduzione pratica sempre da mettere sotto i riflettori, sono sempre le costanti con le quali gli storici analizzano con fatica l’articolazione della Chiesa nel mondo.
Sì, perché, tutti sanno, che la Chiesa non possiede un esercito, nessuno dei carrarmati coi quali la leggenda voleva si desse una cifra al peso specifico della Chiesa, come voleva Stalin. Nessuno può dire se il famoso aneddoto attenga al vero. Però il problema resta: l’impossibilità di dare una caratura fisica a un potere, che dovrebbe basarsi su una potentissima moral suasion. Qualcosa che nel terzo millennio trova sempre più difficoltà ad affermarsi. Come si sostanzia allora il potere della Chiesa? Qual è il carisma del Pontefice che in sede negoziale solennemente chiede la pace ai contendenti? Da una parte si liquida facilmente col dire che quello è il suo mestiere. Detto così il suo compito sarebbe finito all’istante. Missione fallita, il carisma non ne troverebbe giovamento. Eppure anche in paesi non cattolici Santa Madre Chiesa una polarità di interessi la muove comunque. Difficile stabilire da cosa sia determinata.
IL punto di caduta però si è toccato oggi. Spetta al capo
consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, spezzare il velo di
quella che finora è stata tenuta come ipocrisia diplomatica. Podolvak, questo
il nome del consigliere, ha detto esplicitamente: "Nessun ruolo di
mediazione per il Papa, è filorusso, non credibile". La circostanza era un’intervista
televisiva su Canale 24 in Ucraina. Subito il sito di informazione vaticana Il Sismografo ha diffuso il fatto. (Gli amici vaticanensi stanno avanti nella
comunicazione e nel pluralismo oppure si tratta dell’ennesima attestazione
delle lotte intestine nei confronti di parte della Curia contro il Santo Padre?).
È questo il caso in cui il guardia-spalla parla fuori dai
denti per dire a chiare lettere ciò per cui il premier presso cui presta servizio
non potrebbe dire così esplicitamente. IL governo ucraino quindi esclude anche
solo la possibilità che la mediazione vaticana possa avere qualche utilità
perché non riconosciuta da una delle parti, cioè quella ucraina.
Ma non si è trattato solo di prendere le distanze. Podolyak
ha parlato di "investimenti della Russia nella Ior". A complicare la posizione di
Bergoglio sono anche le sue dichiarazioni in cui si è lanciato in un peana per
il grande valore del lascito culturale russo nella cultura universale. Cosa
che, nuovamente, è apparsa eccessiva e fuori-luogo in un contesto in cui l’esercito
russo di pone come aggressore nei confronti di uno stato sovrano.
A niente è servito il riallineamento tentato da Bergoglio.
Oramai la frittata è fatta. Il suo ruolo di mediatore verso il quale
probabilmente scommetteva al fine di accrescere il suo ascendente nel mondo si
è invece abbassato. E come se non bastasse è in voga presso la ricerca
storicistica interrogarsi sul ruolo che il Papa ebbe durante il tempo dell’occupazione
nazista di Roma.
Pare proprio non si riesca più ad accettare il ruolo
temporale della Chiesa che però di dismette dal cuore dei conflitti per
predisporsi su un predellino teso ad osservare, benedire, sollecitare le
situazioni di distensione. Oggi a chiunque si chiede di prendere parte alle
contraddizioni e farne le conseguenze appena le medesime si sono risolte. Un
ruolo troppo rischioso nell’ultimo secolo e mezzo. Un’entrata in campo che la
Chiesa non può permettersi, pena perdere il suo ruolo – una volta detto da che
parte sta. E soprattutto, pena perdere sé stessa in caso di disfatta.
Ma il disfacimento è nelle cose. E il mondo non riconosce il
valore spirituale di chi si sente sopra le cose.