Sicuramente il governo sta fallendo sul problema dell’immigrazione.
Ma è curioso che a sancirlo siano coloro che in qualche modo l’hanno favorita.
Quindi si incalza il governo in carica per un difetto di governo che sotto la
loro gestione era considerata una virtù. L’accoglienza.
Stiamo proprio parlando del blocco di centro-sinistra che in
passato aveva polemizzato ferocemente contro l’ex ministro degli interni,
Matteo Salvini, che aveva tergiversato sull’attracco della nave Diciotto per la
quale ancora è sotto giudizio per sequestro di persona.
Mentre il dibattito in campo era schematicamente, con una
sinistra favorevole tendenzialmente agli sbarchi come unica possibile soluzione
umanitaria, contro l’avversione del centrodestra che li avversava costi quel
che costi. Oggi è il centrosinistra che in qualche modo allora avversa.
“Quello che accade a Lampedusa è la morte dell’Europa”. Tuona
Salvini. Proprio lui che ne era un detrattore ed ha sempre almeno dubitato
dello spirito di unità dell’Unione su un problema che gravava solo sull’Italia.
I seimila sbarchi in un giorno raffigurano perfettamente il
vulnus della destra sul quale il suo governo è caduto: l’impossibilità di
gestire un problema di queste proporzioni con la manifestazione della forza. (E poi i drammi che si stagliano sulla
drammaticità generale: il bimbo di cinque mesi che annega, vittima del
rovesciamento della barca occupata da quarantasei persone. La nave arriva per i
soccorsi ma il primo effetto è capovolgerla. La madre è una minorenne).
Si blinda la frontiera, dal mare alle Alpi. Eppure Ursula
von der Leyen rivendica l’accordo sul patto per la migrazione. Ma è ancora
vicino e non ancora in atto. Ma la notizia resta la stretta di Germania e
Francia sui confini italiani per evitare che gran parte di questo flusso arrivi
da loro. Alla faccia dell’accordo quasi raggiunto! Alla faccia del senso di unione
dell’Unione! Berlino ha sospeso gli accordi di giugno a Parigi sulla
redistribuzione.
Ma a ben guardare quello sull’immigrazione è un pacco che i
paesi d’Europa cercano di scaricare l’uno l’altro dietro l’ipocrisia della
solidarietà e della risposta comune a un problema globale. I tedeschi, a voce
del cancelliere Scholz, si lamentano perché da loro sono arrivati più immigrati
che nel resto d’Europa: “come se in Germania vi fossero più coste del
Mediterraneo”.
Ma alla base il problema sembra essere l’identificazione
degli stessi. Arrivano, se ne vanno, e non portano con loro una denominazione
di origine per cui si possa comprendere il loro percorso per descrivere come
sono arrivati dove sono attualmente. Pare la media sia addirittura due su
cinque. Tutto ciò sbanca la tendenza programmatoria dell’Unione che come le
grandi strategia dei grandi si trova a subire, schermirsi, quindi dividersi
anche sulla pressione dei piccoli.