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13 ottobre '23 - Semiotica
Parole al vento
L'Europa vuole mettere il punto all'onda in piena


Tutti sanno che il commissario europeo al mercato interno Thierry Breton ha intimato ad Elon Musk, (che è proprietario di X – già Twitter), di porre un freno alla moltitudine di fake news. La cosa si fa ancor più urgente con questo inizio di guerra in Israele.

Già qui non si capisce bene come una guerra possa essere il motore di una reprimenda su contenuti i cui sviluppi non dovrebbero influenzare alcuna delle scelte effettuate in questo campo d’azione. Tanto più nel momento in cui il Social si pone come sfogatorio della multitudo ogni credibilità si opacizza fino a sparire totalmente. Però c’è sempre il remoto sospetto che tra i rumors infondati si annidi una verità che può esser utile. Tanto più fa sempre paura la democraticizzazione delle conoscenze con la remota possibilità che un fatto gravido di ripercussioni politiche possa arrivare alla incontrollata conoscenza di tutti.

(La rivoluzione della tecnologia digitale allora significherebbe proprio questo fatto nuovo, storico e unico: il verbo non è solo appannaggio del profeta o del re e magari dei suoi cortigiani, bensì si diffonde costantemente e diventa terreno comune di confronto. Ed è lì che nascono i problemi. Il confronto produce contenuti verbali a volte assurdi, irreali e incontrollabili).

L’idea stessa di porre limiti a questo libero fluire di parole e a volte anche contenuti diviene essa stessa più problematica del problema a cui si vuole dare rimedio. Quali limiti e come porli a questo libero fluire di immagini, persone e cose espresse (perché non dimentichiamo mai che le parole sono pietre).

E viene da dire che oramai è troppo tardi. Come dire alla moltitudine di utenti di darsi una regolata? Quale risposta dare a chi protesterà come illiberale e coercitiva la censura di contenuti considerati impropri, eccessivi, fuorvianti o falsi?

Il problema teorico rimasto irrisolto consiste nel fatto che l’anglosassone divisione tra opinioni e fatti se da una parte ha un senso auto-evidente dall’altra si presenta a contorsioni difficili da dirimere. Un fatto espresso così com’è non è sempre mitigato dalla mediazione del narratore? Siamo sicuri che è lo stesso dire ‘Mario mangia la mela’ oppure dire ‘La mela è mangiata da Mario’ (?). Il senso del soggetto attante o subente la descrizione cambia totalmente il quadro, anche se l’azione espressa si pone nelle medesime fattualità.

Ma lo stesso vale per l’opinione. Se attiene a una visione del mondo, se espressa da una fonte autorevole, se particolarmente pervicace … Possiamo relegarla a una visione del tutto unilaterale e soggettiva? Se questa opinione fa proseliti non diventa un fatto?

Le difficoltà nel porre limiti alla circolazione di contenuti parte proprio dagli esordi significazionali di questi stessi contenuti. Lo dimostrano le esperienze più recenti. Nel grande dibattito sulla natura del virus, poi della pandemia e poi ancora dei suoi rimedi attraverso clausura sociale e lo pseudo-vaccino, il grande tema tornante è stato quello della mancanza di informazione sulle antitesi. Anche se non del tutto vero, dagli oppositori della linea più affermata è arrivata la lamentela di esser stati silenziati. Al di là delle ragioni o torti, se questa opera di coercizione fosse stata applicata in modo veramente sistemico e generalizzato, non avrebbe creato maggiore fascino a queste tesi? L’eretico svolge sempre una maggiore fascinazione piuttosto che l’inquisitore. E anche se l’eretico dice sciocchezze e l’inquisitore fa solo il suo triste e consapevole mestiere su questo ultimo non c’è solidarietà.

In tal senso la limitazione dei contenuti svolge solo un favore alla suggestione che queste espressioni riescono a svolgere, oltre ad aiutare effettivamente la loro diffusione, invece che reprimerla come era nelle intenzioni dell’inquisitore. (Qui non si entra nel merito della verità di cose espresse ma solo nella modalità per cui si eviti di dirne di dannose. Ebbene questa modalità non è consentita). L’onda irrefrenabile determinata dalla tecnologia dà questa certezza. Questa grande ondata della diffusione sociale del flatus vocis non è arginabile con nessuna diga. Né concettuale né fisica. È la tecnologia, bellezza! “E non possiamo farci niente!”