Che l’istituzione dell’istruzione sia in forte crisi è un
dato inevitabile. In questo terzo millennio bisogna capire innanzitutto cosa
deve sapere un giovane, quindi quali nozioni siano opportune lui immagazzini
nella mente affinché restino sempre un suo laboratorio di ricezione del vero.
L’età della tecnica ha reso ancor più irrinunciabile la
focalizzazione sulla formazione. La conoscenza di prima fase deve sempre più
esser legata alla capacità di dare un nome all’effettualità. Quindi, per fare
un esempio, insegnare la metodica dei colori non confinandoli alla mera
ricezione. (…).
Si tratta di un dibattito infinito. Ma è impossibile non
farlo. Oggi le nostre istituzioni scolastiche sono attraversate da una forte
crisi determinata anche dal legame con una didattica oramai superata e da un
complesso di conoscenze che esce totalmente dai bisogni e dall’interesse dei
giovani invece bombardati da messaggi e stimoli che arrivano da ogni dove. (…).
Ed è questo un altro grande aspetto della crisi del nostro
sistema formativo. Problematica di cui gli intellettuali dovrebbero occuparsi
come primo lavoro. Succede invece che sulle pagine del quotidiano più
prestigioso italiano uno storico dia totale discredito alla nostra scuola. È
Ernesto Galli della Loggia. Dovrebbe preoccuparsi di diffondere la conoscenza
degli accadimenti umani arricchendoli delle sue ricerche. Ma insieme dovrebbe
anche motivare i giovani alla conoscenza della Storia.
Ernesto Galli della Loggia preferisce gettare ulteriore
discredito a quello evidente di un mondo inadeguato al resto del mondo che
cambia. (Il primo mondo è la scuola, il
sistema formativo. Il secondo mondo menzionato è lo stile di vita in cui
viviamo).
Galli della Loggia recensendo un libro spara subito pesante:
“La scuola italiana è il regno della menzogna e finché resterà tale non potrà
che peggiorare. Sulla carta tutto è previsto, tutto funziona, e alla fine tutti
sono promossi”. Ed anche nella partenza non si contano i falsi fattuali.
Nessuno pensa che sia un meccanismo funzionante. Nessuno ha mai potuto
apprezzare che tutto funziona. E soprattutto non è vero che tutti sono
promossi. Detto questo si cancella lo stigma della menzogna legato alla scuola.
Ma Ernesto Galli della Loggia non se la prende con gli
insegnanti poco motivati o sulla necessità di una riforma dal primo impianto di
Gentile ancora di là da venire.
Il grande storico se la prende proprio con la parte debole.
Laddove si intende e si dà una risposta ad ogni esigenza formativa. Quindi
anche ai portatori di handicap, a ragazzi affetti da dislessia o da disturbi
dell’apprendimento. Pare che, sempre secondo l’insigne storico, dovrebbero
essere confinati alla scuola differenziale. Proprio così.
Lui lo chiama “mito dell’inclusione”. Il problema quindi
sarebbe il fatto che “nelle aule italiane – scrive Ernesto Galli della Loggia -
convivono regolarmente, accanto ad allievi cosiddetti normali, ragazzi disabili
anche gravi con il loro insegnante personale di sostegno”.
Sentenzia poi laconico: “Il risultato lo conosciamo”. Un
modo per dire tutto e non dire niente.
Sfugge allo storico che il momento di socializzazione delle
conoscenze passi attraverso anche le dinamiche solidali per recepirle. La
coscienza della diversità aiuta ciascuno a viversi nella doppia veste di colui
che deve adottare il massimo delle sue capacità per recepire per poi metterlo a
confronto, in quanto non c’è una sola ricezione possibile. Lo storico dovrebbe
diversificare le sue letture per capire quanto la circolarità delle conoscenze
sia rafforzata anche dal confronto. (…).
Prossimo libro da recensire per lui potrebbe essere uno
sulla crisi degli intellettuali nella nostra epoca. Non sanno guardare avanti,
non ci danno lumi per riuscire a guardare indietro, non entrano nell’attuale.
Sanno però puntare i piedi su loro stessi. Peccato però che questo libro non
sia ancora scritto.