Aveva quarantasette anni. Ne aveva viste e contate molte di vicende tali da renderlo un autentico modello della lotta contro i regimi. Muore nella colonia carceraria che già nella posizione segnava un confine colo mondo trovandosi quasi al Polo Nord. Scontava la pena di diciannove anni. Era voluto tornare in Russia dopo il malore determinato da un attentato ai suoi danni a Berlino. Deve aver pensato alla Russia e al ruolo che avrebbe potuto determinare in casa, piuttosto che fuori. Un dissidente fuori dalla Russia è un argomento conosciuto dai tempi del socialismo reale. Una voce parlante seguita dai mezzi di comunicazione in Russia avrebbe avuto un peso totalmente diverso. Ma questo gioco di uomo libero, pur se in cattività, non è durato a lungo.
Dal comunicato diffuso dal servizio penitenziario federale russo
si legge “Navalny si è sentito male dopo la passeggiata. Ha perso conoscenza
quasi subito. È stata chiamata l'ambulanza e il personale medico è arrivato
immediatamente. Le misure di rianimazione però non hanno dato risultati
positivi. I “tentativi di rianimarlo sono durati trenta minuti”. I paramedici
hanno confermato la morte del condannato. Si stanno accertando le cause della
morte stabilito”. La detenzione durava dal gennaio 2021.
IL primo referto medico parla di “coagulo sanguigno”. In
altri termini una trombosi. Rimarrà indelebile la tragedia nei termini in cui l’ha
espressa la madre di Navalny: “Non voglio sentire alcuna condoglianza. Abbiamo
visto mio figlio nella colonia penale il giorno 12, avevamo una visita. Era
vivo, sano, allegro”.
Immediate le reazioni dei principali nemici di Putin. In
testa a tutti Zelensky che ha detto: “Navalny è stato ucciso” e aggiunto che
Putin dovrà “rendere conto dei suoi crimini". Si aggiunge di tinte fosche
la sua dichiarazione quando dice: "Putin uccide sempre. Egli è la
personificazione di questa guerra e non si fermerà. Possiamo solo fermarlo insieme”.
Chiaro come in questa situazione si accendano tutti i
risentimenti contro Putin e il ruolo della Russia nel mondo. La portavoce del
ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, stigmatizza la reazione che ci
si aspetta dal resto del mondo al di fuori dell’influenza russa. La reazione
immediata dei leader della Nato alla morte di Navalny, sotto forma di accuse
dirette contro la Russia evidenzia il sentimento di questi Paesi verso la
Russia . ha detto su Telegram.
Nei precedenti giorni Navalny aveva mostrato una certa
baldanza dichiarandosi al sicuro e non in pericolo di vita. A dirlo è però una
fonte diplomatica. Il dissidente usciva da una punizione carceraria di quindici
giorni. Il suo isolamento era continuo e reiterato per la ventisettesima volta.
Anche in carcere Navalny aveva denunciato soprusi e il peso di un regime
carcerario di isolamento.
Da morto resterà un eroe della resistenza anti regime in
Russia. Un ruolo che lui ha scelto con la coscienza del sacrificio al quale si
sottoponeva avendo deciso di rimpatriare, preferendo alla protezione della
Germania in cui si trovava quando ebbe il primo attentato al veleno dal quale
era riuscito a sopravvivere. Tutto da vedere se la simpatia di cui gode Putin
in terra non russa trovi da questa morte un contraccolpo che potrebbe nuocere
alla politica estera del suo paese.