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12 maggio '24 - Semiotica
Tutte le notizie affidate ai Social
La rivoluzione che cancella il quarto e quinto potere è in atto


Doveva succedere presto o tardi. Ed è successo. Un personaggio su cui si concentrano attenzioni mediatiche risponde attraverso il suo strumento di mediazione: il Social col quale stabilisce un rapporto diretto coi suoi estimatori. Salta completamente la cornice del sistema di informazione. Parla direttamente al suo popolo. Nel caso della tennista, o ex tennista, Camilla Giorgi si dirà: è poco male. Ma se fosse il presidente del Consiglio o un qualsiasi esponente politico a chiedere di essere valutato direttamente attraverso le informazioni di sé stesso da lui erogate. E con lo stesso strumento telematico stabilire un rapporto diretto coi cittadini, saltando a pie’ pari la mediazione della lettura critica offerta dal giornalista?

L’esempio parte direttamente da un punto di osservazione marginale ma in definitiva si potrebbe ripercorrere la stessa dinamica con altri ambiti dell’informazione. IL mondo dei giornali, come delle grandi emittenti di notizie, saltato totalmente perché sussistono le fonti dirette degli oggetti di interesse notiziale.

Tutt’al più il mondo dei Social potrebbe guadagnarsi uno spazio di commenti e circolazione di idee sui diversi propositi.

Il dato di partenza della tennista ci porta a dare un riflessione che esorbita dall’estemporaneo perché, in definitiva, l’attenzione su Camilla Giorgi era motivata da vere ragioni di interesse giornalistico.

C’era e c’è grande attenzione su di lei per la cancellazione dall’elenco dell’International Tennis Integrity Agency. In questo grande volume ci sono segnate le atlete. Se non appaiono più è perché non sono più soggette a controlli antidoping. Le indiscrezioni la davano attenzionata dalla guardia di Finanza. Sempre la tennista non si trovava al telefono per capire cosa stava succedendo. Stava montando un caso.

Le indiscrezioni paiono quietarsi quando è la stessa Camilla Giorgi a dire la sua. Ed è l’unica e l’ultima che si può dire nel merito di sé stessa. Sul suo profilo Instagram chiede al suo pubblico di non cadere nelle fake news che la riguardano. Ipsissima verba: “Sono felice di annunciare formalmente il ritiro dalla mia carriera tennistica”. Ma la frase incisiva è quando chiede ai suoi estimatori di astenersi dalle notizie su di lei: “Per favore seguite la mia pagina perché finora stanno uscendo solo articoli fake”.

Si tratta di una sconfessione totale del mondo di chi informa sui fatti ma probabilmente forma anche i fatti per proporli come oggetto edibile. Se c’è un mondo di persone giustamente interessate all’argomento attinente alla sua persona sarà la stessa persona a dare notizie di sé fededegne.

Lo stesso rischia e in parte già è per il mondo dell’informazione propriamente detta, le cui attenzioni oramai vertono a non perdere la battuta scritta sui Social accreditati ai diversi leader. Col pericolo delle bufale dietro l’angolo, a volte confezionate anche con grande arguzia, il lavoro del cronista diventa quello di sconfessare certi artifici prima che diventino qualcosa di pubblicato.

E allora il lavoro del cronista si limita al controllo delle fonti accreditate, in cui i Social fanno la parte del leone insieme ai siti telematici ufficiali, insieme alla capacità di dare il commento o l’ipotesi di cui sarà il corso storico a dare conferma o smentita. Ma quando accadrà nessuno si accorgerà che era stata data. La notizia, così come il suo commento, vale nel momento in cui è data. Dopo si dissolve.

Il caso di Camilla Giorgi potrebbe diventare un caso si scuola. Ma partendo da un oggetto di interesse neutro – perché non riguardante la nostra personale vita – potrebbe far scuola anche quando il soggetto erogatore di notizie consiste in portatore di elementi di interesse pubblico. Dovrebbe informarci lui stesso – come spesso è avvenuto – se lui è oggetto di un avviso di garanzia o di arresti oppure se è stato oggetto di contestazione per presunte malversazioni. Potrebbe essere. In effetti ci sono già i giornali che si fanno portavoce delle procure. Potrebbero essere le procure a farsi direttamente portavoce di sé stesse.