Doveva succedere presto o tardi. Ed è successo. Un personaggio
su cui si concentrano attenzioni mediatiche risponde attraverso il suo
strumento di mediazione: il Social col quale stabilisce un rapporto diretto coi
suoi estimatori. Salta completamente la cornice del sistema di informazione.
Parla direttamente al suo popolo. Nel caso della tennista, o ex tennista, Camilla Giorgi si dirà: è poco male. Ma se fosse il presidente del Consiglio o
un qualsiasi esponente politico a chiedere di essere valutato direttamente
attraverso le informazioni di sé stesso da lui erogate. E con lo stesso
strumento telematico stabilire un rapporto diretto coi cittadini, saltando a
pie’ pari la mediazione della lettura critica offerta dal giornalista?
L’esempio parte direttamente da un punto di osservazione
marginale ma in definitiva si potrebbe ripercorrere la stessa dinamica con
altri ambiti dell’informazione. IL mondo dei giornali, come delle grandi
emittenti di notizie, saltato totalmente perché sussistono le fonti dirette
degli oggetti di interesse notiziale.
Tutt’al più il mondo dei Social potrebbe guadagnarsi uno
spazio di commenti e circolazione di idee sui diversi propositi.
Il dato di partenza della tennista ci porta a dare un
riflessione che esorbita dall’estemporaneo perché, in definitiva, l’attenzione
su Camilla Giorgi era motivata da vere ragioni di interesse giornalistico.
C’era e c’è grande attenzione su di lei per la cancellazione
dall’elenco dell’International Tennis Integrity Agency. In questo grande volume
ci sono segnate le atlete. Se non appaiono più è perché non sono più soggette a
controlli antidoping. Le indiscrezioni la davano attenzionata dalla guardia di
Finanza. Sempre la tennista non si trovava al telefono per capire cosa stava
succedendo. Stava montando un caso.
Le indiscrezioni paiono quietarsi quando è la stessa Camilla
Giorgi a dire la sua. Ed è l’unica e l’ultima che si può dire nel merito di sé
stessa. Sul suo profilo Instagram chiede al suo pubblico di non cadere nelle
fake news che la riguardano. Ipsissima
verba: “Sono felice di annunciare formalmente il ritiro dalla mia carriera
tennistica”. Ma la frase incisiva è
quando chiede ai suoi estimatori di astenersi dalle notizie su di lei: “Per
favore seguite la mia pagina perché finora stanno uscendo solo articoli fake”.
Si tratta di una sconfessione totale del mondo di chi
informa sui fatti ma probabilmente forma anche i fatti per proporli come
oggetto edibile. Se c’è un mondo di persone giustamente interessate all’argomento
attinente alla sua persona sarà la stessa persona a dare notizie di sé
fededegne.
Lo stesso rischia e in parte già è per il mondo dell’informazione
propriamente detta, le cui attenzioni oramai vertono a non perdere la battuta
scritta sui Social accreditati ai diversi leader. Col pericolo delle bufale
dietro l’angolo, a volte confezionate anche con grande arguzia, il lavoro del
cronista diventa quello di sconfessare certi artifici prima che diventino
qualcosa di pubblicato.
E allora il lavoro del cronista si limita al controllo delle
fonti accreditate, in cui i Social fanno la parte del leone insieme ai siti
telematici ufficiali, insieme alla capacità di dare il commento o l’ipotesi di
cui sarà il corso storico a dare conferma o smentita. Ma quando accadrà nessuno
si accorgerà che era stata data. La notizia, così come il suo commento, vale
nel momento in cui è data. Dopo si dissolve.
Il caso di Camilla Giorgi potrebbe diventare un caso si
scuola. Ma partendo da un oggetto di interesse neutro – perché non riguardante la nostra personale vita – potrebbe far
scuola anche quando il soggetto erogatore di notizie consiste in portatore di
elementi di interesse pubblico. Dovrebbe informarci lui stesso – come spesso è avvenuto – se lui è
oggetto di un avviso di garanzia o di arresti oppure se è stato oggetto di
contestazione per presunte malversazioni. Potrebbe essere. In effetti ci sono
già i giornali che si fanno portavoce delle procure. Potrebbero essere le
procure a farsi direttamente portavoce di sé stesse.