La sfuriata nella finale di Coppa Italia non è da stile
Juve. L’allenatore Massimiliano Allegri è stato esonerato dalla squadra che ha
allenato con alterne fortune. Non è stato sufficiente vincere contro l’Atalanta
nella finale di Coppa Italia. Oggi per vincere devi completare il lavoro nello
stile che trasmetti al mondo. E Allegri ne ha dato uno inverso. Quello di uno
che si incazza e teme sia arrivata la sua ultima spiaggia nella squadra che,
magari segretamente, tutti vorrebbero allenare. Mai sanati i rapporti col nuovo
direttore sportivo Cristiano Giuntoli, eternamente portavoce di uno stile –
quello della Juve – che si sostanzia nella vittoria ad ogni costo. Ma anche di
stoico distacco qualsiasi sia il responso della realtà effettuale. Si tratta di
un’antica sindrome di potere in cui la migliore dimostrazione deve esser data
al proprio mondo per saperne disporre. Non conta la hybris che si prova per
qualsiasi evento. Quella va espressa in privato. Fuori sempre volto
imperturbabile. Un modo di imporsi alle cose tale da dare l’apparenza di averle
sempre e comunque determinate.
Ma anche chi esercita il potere non eccelle nello stile. Invece
di salvare il salvabile e ridare una dignità alla vicenda si parla
esplicitamente di licenziamento. Questo il comunicato:
“La Juventus comunica di avere sollevato Massimiliano
Allegri dall’incarico di allenatore della Prima Squadra maschile. L’esonero fa
seguito a taluni comportamenti tenuti durante e dopo la finale di Coppa Italia
che la società ha ritenuto non compatibili con i valori della Juventus e con il
comportamento che deve tenere chi la rappresenta. Si conclude un periodo di
collaborazione, iniziato nel 2014, ripartito nel 2021 e terminato dopo le
ultime 3 stagioni insieme con la Finale di Coppa Italia. La società augura a
Massimiliano Allegri buona fortuna per i suoi progetti futuri”.
Il curioso è che nella rabbia l’’ex allenatore della Juve se
la prende coi suoi, con coloro che hanno fatto sempre gli scrivani della
società. Uno di questi è il direttore di Tuttosport a cui dice: “Ti strappo le
orecchie, basta marchette”. Quindi le marchette a cui allude Allegri non
sarebbero alla squadra e al suo complesso, quindi anche a lui, ma solo alla
dirigenza. Evidentemente il mister aveva poco gradito dei commenti critici.
Quindi come un opevaio della vecchia Fiat Allegri viene “licenziato
per giusta causa”. E non serve comunque portar a casa la Coppa Italia, quindi
una stagione con un trofeo da mettere in bacheca.
IN una squadra sempre alla ricerca di riconoscimenti e molto
chiacchierata per i sistemi atti a procacciarseli possono andare bene le
sortite alla Moggi – chiudere gli arbitri negli spogliatori, invadere i campi
di azione delle scelte arbitrarie, interagire con il mercato di altre squadre
per determinare direttamente e indirettamente – ma non va bene incazzarsi.
Ma la notizia ancora coperta sotto un macigno consiste nelle
ragioni di tanta incazzatura da parte di Allegri. Se ne parlasse la notizia
inizierebbe da domani, non dalla sua rimozione.