Quella ancora in corso
a Madrid potrebbe essere l’ultima grande occasione storica di vedere le diverse
destre d’Europa insieme. Vederle discutere, ciascuna con le sue priorità e
oggettivi intendimenti, fa impressione e insieme fa perdere quella
stigmatizzazione per cui la destra era monolitica e monocorde vista a sinistra.
Non è più così. La
prima grande differenza è data dal fare una destra di rappresentanza e
valoriale, diversamente dalla destra che deve essere funzionale a un’idea di
governo d’Europa tanto da spezzare il centrismo, con indulgenza più verso le
socialdemocrazie, caratteristica storica dei governi dell’Unione.
C’è una destra che
vuole contare nelle stanze che contano e rappresentarlo a chiare lettere. È la
destra centralmente rappresentata da Giorgia Meloni. Ma fin qui, nessun dolore.
Tutto fa parte delle evoluzioni presenti nelle formazioni ideologiche che si
misurano con lo scenario diverso nelle società. IL problema per l’ideologia
meloniana è quello di non perdere la destra di rappresentanza e valoriale,
quella disposta a perdere e starsene in ruoli coscienziosamente più sicuri come
l’eterna opposizione.
Fare la sintesi è
facile quando ogni cosa che fai è sotto i riflettori e anche i colleghi di
schieramento non ti risparmiano nulla. Prima tra questi la madrina assoluta
della destra d’Europa. È Marine Le Pen! La leader francese prova a individuare
le grandi differenze che stanno in precedenza alle opzioni della politica e le
esprime, anche se in modo un po’ criptico.
IL tutto con grande
richiamo all’unita delle destre. È chiaro: “Non c'è dubbio che ci siano delle
convergenze per la libertà dei popoli che vivono in Europa". Ha detto a
margine della sfilate di celebrità a Madrid in onore alla forza neofranchista
di Vox. La leader del Rassemblement National Marine si sforza di dire però che
ci sono dei punti in comune con Giorgia Meloni.
E non si tratta solo
di valore che i singoli rappresentanti danno alla rappresentanza. "Non è
questione di persone ma di libertà – riporta l’Ansa - Meloni e Salvini". Entrambi
hanno "a cuore la libertà”. E questo se osannato come valore prioritario
potrebbe essere un limite (oppone il cronista): trasformerebbe il senso dell’identità
che profonde dalla persona all’idea di nazione alla sua autodeterminazione nel
mondo. E qui siamo su un principio liberale. Magari liberale di destra, ma pur
sempre liberale. E se si inizia così addio alla destra!