Non c’è stata fase nella Storia Moderna come quella Antica
in cui contemporaneamente alle Olimpiadi si svolgevano due conflitti ben
cruenti. Specialmente la contesa militare tra Israele ed Hezbollah con Hamas
dietro la regia dell’Iran, rendono surreale la percezione dei nostri giorni.
Siamo usciti dalla pandemia, ci preoccupiamo per la
prossima, viviamo la pausa balneare, discutiamo sulle medaglie mancate alle
Olimpiadi e sulle gaffe dei francesi, nel frattempo in Medio Oriente si celebra
un autentico sterminio.
Nessuno poteva pretendere, beninteso, che come ai tempi dell’antica
Grecia le guerre si sospendessero. Ma l’insistenza del conflitto e l’impotenza
delle armi che confidano solo sulla moral suasion rendono il panorama mondiale
denso di contraddizioni.
Viene da pensare che la verità del conflitto di guerra sia
quella effettivamente celebrata e risponda alla verità di questo mondo. Mentre
l’ipotesi di confrontarsi sul piano del modello sociale di ciascun Stato
sovrano e misurarsi attraverso la prestanza atletica dei propri atleti serva
anche a misurare il livello di benessere reale condiviso nelle effettive
realtà. Anche quello è un confronto. Anche così la competizione tra popoli e
modelli continua, anche senza spargimenti di sangue.
La guerra in atto col pericolo di escalation fa pensare alle
sue ragioni profonde e all’ipotesi che se quel conflitto non si ferma è perché
in quel confronto attraverso l’esibizione di morti e feriti riguarda un po’ noi
tutti.
Si è detto da molte parti che in definitiva Israele sta
combattendo una guerra di confine che riguarda un po’ tutti noi. Qui c’è l’Occidente,
la sua laicità, la democrazia rappresentativa, il mito della libertà e del
pensiero libero (che sono due cose diverse). Dall’altra c’è un regime che
teocratico sconosciuto anche alla nostra derivazione più remota. È stato più
volte affermato che in Occidente esiste anche un relativismo portatore di un
pluralismo valoriale tale da rifiutare di ergersi a guida del mondo ed imporsi
presso popoli con altri percorsi storici.
In questa differenza incolmabile lo sport esprime forse vero
l’unico valore universale. IL semplice confronto in un gioco tra genti di
origine, religione e appartenenze diverse, lascia intatta ogni legittima
provenienza ma proprio attraverso la competizione, la gara, dimostra la
sostanziale vicinanza tra persone. Così lontani e così vicini al momento della
competizione.
Tutto questo non avviene ed è per questo che le Olimpiadi
come istituzione hanno fallito.