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01 agosto '24 - Storia
Parigi, non va bene l'Olimpiade
Tra gaffe, giudizi contestati, ma soprattutto due guerre in atto


Non c’è stata fase nella Storia Moderna come quella Antica in cui contemporaneamente alle Olimpiadi si svolgevano due conflitti ben cruenti. Specialmente la contesa militare tra Israele ed Hezbollah con Hamas dietro la regia dell’Iran, rendono surreale la percezione dei nostri giorni.

Siamo usciti dalla pandemia, ci preoccupiamo per la prossima, viviamo la pausa balneare, discutiamo sulle medaglie mancate alle Olimpiadi e sulle gaffe dei francesi, nel frattempo in Medio Oriente si celebra un autentico sterminio.

Nessuno poteva pretendere, beninteso, che come ai tempi dell’antica Grecia le guerre si sospendessero. Ma l’insistenza del conflitto e l’impotenza delle armi che confidano solo sulla moral suasion rendono il panorama mondiale denso di contraddizioni.

Viene da pensare che la verità del conflitto di guerra sia quella effettivamente celebrata e risponda alla verità di questo mondo. Mentre l’ipotesi di confrontarsi sul piano del modello sociale di ciascun Stato sovrano e misurarsi attraverso la prestanza atletica dei propri atleti serva anche a misurare il livello di benessere reale condiviso nelle effettive realtà. Anche quello è un confronto. Anche così la competizione tra popoli e modelli continua, anche senza spargimenti di sangue.

La guerra in atto col pericolo di escalation fa pensare alle sue ragioni profonde e all’ipotesi che se quel conflitto non si ferma è perché in quel confronto attraverso l’esibizione di morti e feriti riguarda un po’ noi tutti.

Si è detto da molte parti che in definitiva Israele sta combattendo una guerra di confine che riguarda un po’ tutti noi. Qui c’è l’Occidente, la sua laicità, la democrazia rappresentativa, il mito della libertà e del pensiero libero (che sono due cose diverse). Dall’altra c’è un regime che teocratico sconosciuto anche alla nostra derivazione più remota. È stato più volte affermato che in Occidente esiste anche un relativismo portatore di un pluralismo valoriale tale da rifiutare di ergersi a guida del mondo ed imporsi presso popoli con altri percorsi storici.

In questa differenza incolmabile lo sport esprime forse vero l’unico valore universale. IL semplice confronto in un gioco tra genti di origine, religione e appartenenze diverse, lascia intatta ogni legittima provenienza ma proprio attraverso la competizione, la gara, dimostra la sostanziale vicinanza tra persone. Così lontani e così vicini al momento della competizione.

Tutto questo non avviene ed è per questo che le Olimpiadi come istituzione hanno fallito.