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11 settembre '24 - Semiotica
Il futuro del mondo in un match dialettico semipugilistico
Il dibattito tra Donald Trump e Kamala Harris segna il punto di crisi nel nostro sistema


Non c’è cosa più inutile che il dibattito sul dibattito. Già alla prima fase potrebbero esserci serie obiezioni. Oramai questi scontri a due prima delle elezioni servono solo allo spettacolo e non ad informare. Tantomeno a farsi un’opinione tra chi non ne ha di precise. Non è vedendo tra i due chi è più sagace, pronto, brillante dialetticamente che si decide dove andrà la tua preferenza.

Il meno brillante può abbracciare una cultura politica o fare delle proposte semplicemente più vicine ai propri convincimenti. Quindi se non apparirà il più figo o quello che dice l’ultima può essere senz’altro preferito. Questo hanno già detto i giornali americani commentando i sondaggi dei cittadini negli stati maggiormente in bilico.

Da Trump ci si aspettava qualche battura scomposta, fuori registro, ed è arrivata. Ma dicendo che gli immigrati si nutrono di cani e gatti si è esposto in modo assai meno estemporaneo di quanto si pensi. Ha rimarcato il problema dell’immigrazione di massa, ha sottolineato che Kamala Harris non ha fatto nulla come vicepresidente, ha vellicato l’umore di quanti hanno a cuore la vita dei propri animali domestici.

Da Kamala un elenco del politicamente corretto corredato di espressioni tra il sorpreso, l’imbarazzato, ma senza perdere la sua naturale eleganza. Ed è anche questo quanto ci si aspettava da lei. Kamala stessa sapeva che sarebbe stata incalzata per gli inevitabili vuoti durante la presidenza ancora in corso, tanto che lei si è pericolosamente premurata di dire: “io non sono Biden”.

In un botta e risposta senza apparente rete appaiono anche fuori posto i fake checker. Gli specialisti messi a tutelare lo spettatore quando si dia un dato scorretto o impreciso, hanno avuto molto da lavorare e quasi sempre su Trump. Ed era chiaro anche questo. Può essere certificato il fatto che gli immigrati vadano a caccia di gatti per nutrirsi? Eppure l’ex presidente lo ha detto e questo rimarrà del dibattito.

IL vanto da parte di Trump che durante la sua gestione non ci sono state guerre mentre con Biden ne sono scoppiate due e difficili da gestire. Ed era una nozione chiara ed evidente inevitabilmente ribadita nel dibattito. Quello che non ci si aspettava ascoltare da Donald Trump consiste nell’ auto-considerarsi una persona temibile da parte di Putin. Al di là del dato grottesco e improbabile in sé c’è anche l’insistenza sulla personalizzazione di questi scontri dialettici. Come se la persona in sé non sia se non un ultimo portavoce di un sistema di interessi.

IN sostanza c’è bisogno di un Trump per far funzionare questi dibattiti. Ma anche il bel viso e le smorfie di Kamala hanno un perché.

Sarebbe stato interessante invece ascoltare i due sul mondo che proponevano ai loro elettori, sul volto dell’America nell’immediato futuro, su come intendevano – qualora intendano effettivamente – dirimere le due guerre in corso. Come rilanciare l’economia americana! (…). Avrebbero potuto dirlo anche in separata sede senza avere il pensiero di schermirsi dalle bordate arrivate dalla parte opposta. Un’intervista sul programma e sulle prospettive in cui il cronista veste i panni di un americano qualsiasi e il candidato dice effettivamente chi è e come intende cambiare il mondo.

Niente di tutto questo. In compenso quasi sicuramente saranno rieditati i dibattiti per il ludibrio sportivo del pubblico sempre curioso di scommettere su chi dei due rimarrà in piedi.

Si tratta di una nuova esibizione della tecnica. Funziona. E questa è l’unica cosa che conta.