La storia di una depressione. Più esattamente la storia di un Uno Io scisso in un Due. Parliamo di una persona, una persona reale: padre di famiglia, imprenditore, marito, cittadino esemplare. Potremmo dire la storia di Walter e di Black: Walter Black è il titolare di un'azienda di giocattoli in forte difficoltà. L'imprenditore in depressione non riesce a far nulla per sé, tantomeno può salvare l'azienda. Fin quando nella sua vita, proprio nel momento in cui ha toccato il fondo, riscopre un piccolo fantoccio da indossare su una mano. Si tratta di un castoro colo quale inscenare macchiette da ventriloquo. Solo che il castorino che occupa la sua parte destra comincia a parlare e pensare sua sponte. Chiaramente si tratta della parte "nera", quella affossata, l'aspetto della propria persona che Walter aveva affossato a dare il meglio di sé. Questa parte volitiva, piena di idee, propulsiva e perspicace riesce a salvare la sua attività e il suo matrimonio. Fin qui tutto bene, ma non può durare. Walter diventa l'appendice del castorino che tiene alla mano. Non può nulla senza di lui. La moglie di Walter che l'ha riaccolto in famiglia gli chiede in modo deciso di disfarsi di questa parte. Walter non può. Questa zona oscura arrivata pienamente alla luce detta le condizioni e prende il sopravvento su di lui. The Beaver, questo il nome dato al castorino col quale ha un costante rapporto di ventriloquia, è ingombrante, tracotante, dominatore assoluto. Far a meno di lui è impossibile, pena ricadere nella depressione assoluta. Ma tantopiù impossibile disfarsene. Come possiamo tagliare con la nostra zona oscura? La storia metaforizzante si conclude con una speranza. Ma è troppo recisa perché possa piacere o possa considerarsi un lieto fine.