I beni di consumo a -6,7%. Il terremoto emiliano dà una mano alla discesa, nondimeno il comparto alimentare tiene. Male gomma-plastica e tessile. Il segno di decremento delle esportazioni oramai non riguarda solo il nostro paese ma l'intero comparto europeo. C'è però una nota incoraggiante nel balbettio della crisi industriale trascinata da quella finanziaria. Il confronto con aprile è buono. Anche perché, forse, ad aprile peggio di così non si poteva andare e di conseguenz le prefiche della crisi temevano un andamento di conseguenza che invece non ha avuto esito. Almeno non come volevano i pianti delle prefiche. Il confronto con aprile è positivo per lo 0,8%. Le imprese estrattive e quelle del farmaco conoscono una crescita, dice l'Istat. Su tutto, vale il nostro stretto legame all'andamento degli ordini di Cina e Germania. Lo scorso maggio la nostra produzione industriale ha ceduto il 6,9%, calcolato su base annua. Era il nono calo mensile consecutivo. A giugno le cose non cambiano. Il Centro Studi di Confindustria stima per luglio un calo congiunturale dell'1,3% che porta a oltre 24 punti la distanza della nostra produzione dal picco pre-crisi di aprile 2008. Una debolezza che si conferma per tutto il trimestre: ribassi nelle indagini di mercato e piccola media impresa gradatamente declinante. Una tendenza che si conferma da più di un anno. Ma il vero problema è sul mercato interno: manca la fiducia. Le caratteristiche delle economie oramai lasciano indipendenti gli ambiti delle esportazioni e delle importazioni da reciproche dipendenze.